Beppe Chiaf ... breve "intro" personale
Il mio nome è Giuseppe Chiaf, ma per tutti - tranne mia mamma - sono Beppe... ed è molto meglio così, dato che Giuseppe significa "uomo di Dio"... ed io proprio....
Nato a Brescia il 19 ottobre 1969 e residente da sempre a Borgosatollo, paese alle porte della città, dove vivo assieme a mia moglie Rossella.
Di professione sono artigiano in campo idraulico, gestisco con mia sorella anche un negozio di materiale idraulico e arredobagno.
Alpinista, amante delle grandi pareti, roccia, misto o ghiaccio che siano, accademico CAAI dal 2003 e in commissione tecnica fino al 2006, arrampicatore, con un debole da sempre per la scalata "trad", ma anche appassionato saxofonista e musicista... nel tempo libero che mi rimane...
...se non sono in giro a "perdermi" con la mia Nomad...
...se non sono in giro a "perdermi" con la mia Nomad...
L'amore per la montagna mi è stato trasmesso dal papà, appassionato alpinista classico, con cui ho mosso i primi passi quand'ero solo un ragazzino. Conoscendolo ora, non mi stupirebbe sapere che un po' s'è pentito d'avermi portato con lui che avevo sì e no dieci anni.
Pensandoci bene, ad oggi posso dire sia stato lui il mio primo "mentore", con quelle semplici giornate tra le pareti del Salarno e con i suoi libri d'alpinismo mitologico, tra le cui pagine e fotografie mi perdevo, allora come oggi...
Il mio "maestro" è stato Severangelo Battaini, stimato ed apprezzato alpinista e Guida Alpina, amico di famiglia al quale mio padre mi affidò per le prime "vere salite".
Con Seve imparai i principali rudimenti della scalata su roccia e le prime regole sulla sicurezza in parete ma, cosa più importante, mi avvicinai definitivamente al mondo verticale.
Mi spiegò per la prima volta come si interpreta una relazione, come si pianta un chiodo, come si "legge" la roccia ... insieme salimmo alcune pareti che in quel tempo abitavano i miei sogni, insieme aprimmo le mie prime vie nuove...con lui "vidi" forse per la prima volta cosa significa essere alpinista al di là del gesto atletico e sportivo... e ascoltai con così tanto interesse le sue parole e i suoi racconti che oggi, a vent'anni di distanza, il ricordo è più che mai vivo.
Dopo quelle prime esperienze con il maestro, purtroppo prematuramente scomparso, ho avuto la fortuna di incontrare compagni di scalata con cui ho potuto realizzare sogni per me anche ambiziosi, vivere grandi e piccole avventure, inseguire verticali ed affascinanti linee, passare notti in parete o nei boschi o in autostrada, aspettando che arrivi il momento tanto atteso dell'azione.
Alcuni di loro sono come fratelli, altri sono amici, altri ancora non sono più nemmeno amici (così van le cose), qualcuno non c'è più...
Sono proprio i momenti "intensi" passati con loro la parte più interessante ed emozionale della mia attività, sono loro il piacere del mondo verticale, che non è fatto fortunatamente solo di tiri difficili, appigli piccoli o pareti famose
Così penso ora, certo, dopo venti e passa anni che scalo; così non pensavo anni fa, ma il tempo e gli eventi ti cambiano.
E oggi, pur continuando a scalare con i compagni di gioventù, cerco nel limite delle mie possibilità di fare quanto fece Seve con me allora...
Per ora ho la fortuna d'avere intorno giovani pieni d'entusiasmo come ero io a quei tempi, insaziabili e instancabili, accidenti a loro...sì...giovani scalatori a cui interessa ancora l'avventura verticale.
Non sempre è facile stare al loro agile e fresco passo, si sa, ma per ora mi difendo ancora bene, e non dimentichiamo che è quando l'allievo supera il maestro che il lavoro si può dire ben fatto...
E oggi, pur continuando a scalare con i compagni di gioventù, cerco nel limite delle mie possibilità di fare quanto fece Seve con me allora...
Per ora ho la fortuna d'avere intorno giovani pieni d'entusiasmo come ero io a quei tempi, insaziabili e instancabili, accidenti a loro...sì...giovani scalatori a cui interessa ancora l'avventura verticale.
Non sempre è facile stare al loro agile e fresco passo, si sa, ma per ora mi difendo ancora bene, e non dimentichiamo che è quando l'allievo supera il maestro che il lavoro si può dire ben fatto...
beppe